Cosa
  • Cimiteri
  • Musei, mostre e memoriali
  • Quartieri ebraici
  • Sinagoghe
Dove
Volgendo lo sguardo in cima all’edificio di via S. Martino e Solferino 8, si notino le due finestre a colonnine architravate. Trasformato oggi in abitazione, l’ultimo piano del fabbricato fu sede della sinagoga di rito spagnolo, realizzata a partire dal 1617 per iniziativa della famiglia Marini.

A pochi anni dalla sua inaugurazione, la sala subì gravi danni a causa di un incendio del 1629; fu in seguito ricostruita e riarredata, fino ad assumere la sua definitiva configurazione nel 1770. Analogamente alla sinagoga italiana, si trattava di un ambiente a pianta rettangolare allungata, con tevah e aron realizzati intorno al 1729 e disposti al centro dei lati maggiori. Anche questo caso presentava una tevah rialzata con scale laterali e copertura a baldacchino con volute.

La sinagoga fu attiva fino al 1892 quando, in seguito all’unificazione dei riti, rimase in funzione solo la Scuola Grande. Dopo la guerra, i suoi arredi furono trasferiti a Gerusalemme e, nel 1958, ricollocati nel complesso dell’Hekhal Shelomoh. Nella sistemazione attuale, oltre a subire modifiche cromatiche sulla laccatura, la tevah è stata disposta al centro dell’ambiente, perdendo così l’originaria collocazione addossata alla parete per la quale l’arredo era stato concepito.


Via San Martino e Solferino, 8