Cosa
  • Cimiteri
  • Musei, mostre e memoriali
  • Quartieri ebraici
  • Sinagoghe
Dove

Ebrei erano presenti a Trapani già nella tarda antichità. Nel medioevo crebbero fino a costituire la decima parte della popolazione, diventando ben radicati nella città. Il quartiere ebraico si trovava nella parrocchia di San Pietro (o del Casalicchio) tra le mura di Levante e il porto. Il centro si sviluppava intorno a via della Giudecca, così indicata solo dal 1872. Qui si trovavano la sinagoga, la scuola, l’ospedale e il miqveh, come attesta il documento di vendita del 1492 conservato nell’Archivio di stato di Trapani. La facoltosa famiglia Sala disponeva di un oratorio privato. Negli anni Cinquanta, il quartiere è stato profondamente trasformato; vi rimane il Palazzo Ciambra o della Giudecca, edificato nel XVI secolo sulla preesistente sinagoga. Rimangono alcuni toponimi come via degli Ebrei e via dei Tintori. Il primo cimitero era fuori porta Botteghelle. Un secondo, anch’esso fuori le mura oltre la via della Giudecca, era accanto alla chiesa di San Paolo. Fu smantellato nel 1495 per far posto al bastione dell’Impossibile e le lapidi furono usate come pietre di confine e per lastricare le strade.

Gli ebrei di Trapani lavoravano il corallo, tessevano e tingevano la seta e lavoravano il tonno, che essi stessi pescavano. Erano anche muratori e fabbri e curavano l’importazione del ferro dall’isola d’Elba e dalla Spagna. La famiglia ebraica Sala fornì al regno di Sicilia due ambasciatori e un banchiere.

Il Museo Regionale interdisciplinare “Agostino Pepoli” (via Conte Agostino Pepoli, 180 http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/museopepoli/MuseoPepoli.html), attiguo al santuario di Maria SS. Annunziata, espone nel lapidario tre lapidi sepolcrali in ebraico e giudeo-arabo rinvenute nel 1887 durante la costruzione del mercato del pesce e tradotte da mons. Bartolomeo Lagumina e dal rabbino Marco Mortara.

La Biblioteca Fardelliana (Largo San Giacomo 18, http://www.bibliotecafardelliana.it/) custodisce nella preziosa riserva un manoscritto del XIV secolo di Abulafia, visionabile su prenotazione.