Cosa
  • Cimiteri
  • Musei, mostre e memoriali
  • Quartieri ebraici
  • Sinagoghe
Dove

Origini antiche sembra avere l’insediamento ebraico di Ferrara; tuttavia, solo dal XIII secolo si trovano riferimenti diretti e una documentazione continua.  Quattro e Cinquecento furono secoli particolarmente floridi. Gli Estensi riconobbero numerosi diritti, anche se non mancarono sanzioni ed episodi di intolleranza popolare. Grazie alla loro politica di accoglienza volta al rinnovamento della capitale, transitarono all’epoca personalità di altissimo livello per la storia dell’ebraismo e della città tutta. Circa duemila gli ebrei residenti e una decina di oratori, solitamente associati ai banchi di pegno privati. Tali condizioni, tuttavia, non erano destinate a perdurare. Nel 1597 il duca Alfonso II moriva senza eredi legittimi: la città di Ferrara – feudo pontificio – tornò sotto il controllo diretto della Chiesa e la corte estense si ritirò a Modena, dove molti ebrei la seguirono. Ebbe inizio una graduale repressione dei diritti della popolazione ebraica e, nel 1624, fu decretata l’istituzione del ghetto. L’area scelta si sviluppava nel cuore del tessuto medievale, dove il gruppo era concentrato ormai da anni. Includeva la via dei Sabbioni (attuale via Mazzini), chiusa da cancelli all’incontro con piazza delle Erbe (oggi Trento Trieste) e, dalla parte opposta, con via Terranuova; via Gattamarcia (oggi della Vittoria), chiusa all’incrocio con via Ragno; via Vignatagliata, chiusa agli incroci con via de’ Contrari e San Romano. Nel fitto edificato avevano sede abitazioni e botteghe degli ebrei; tre sinagoghe – due di rito italiano e una ashkenazita – erano riunite nell’edificio di via Mazzini, tuttora sede delle istituzioni comunitarie; una quarta sorgeva in via Vittoria. Sulla piazza, allo sbocco di via Mazzini, si trova l’oratorio di S. Crispino: vi si tenevano le prediche coatte, lì trasferite dalla cappella di Palazzo Ducale per risparmiare al gruppo le umiliazioni recate dal basso popolo durante il tragitto dal ghetto. La reclusione, tuttavia, non spense il fervore culturale e sociale della Comunità: sorsero confraternite assistenziali, di studio e un’accademia rabbinica.

Molti vincoli decaddero una prima volta all’arrivo dei francesi (1796) e gli ebrei poterono inserirsi nella vita pubblica. Il ghetto fu richiuso dal 1825 al 1848, quando i cancelli furono definitivamente eliminati; ma già nel 1849 gli ebrei venivano nuovamente esclusi da molti diritti civili. Piena eguaglianza si ebbe solo con l’annessione al Regno sabaudo, nel 1859.

Pure in seguito al rifacimento di singoli edifici, l’articolazione del ghetto rimane oggi pienamente riconoscibile.


Vie Mazzini, Vignatagliata, Vittoria