Cosa
  • Cimiteri
  • Musei, mostre e memoriali
  • Quartieri ebraici
  • Sinagoghe
Dove

Fin dal 1430, il duca Amedeo VIII aveva regolato la condizione giuridica degli ebrei, imponendo limitazioni e ingenti tributi. All’istituzione del ghetto si arrivò nel 1679 per volere della duchessa reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Entro un anno, gli ebrei dovettero trasferirsi nei locali precedentemente utilizzati dall’Ospedale di Carità, che ne rimase proprietario. L’istituto occupava l’isolato compreso fra le attuali vie Maria Vittoria, Bogino, Principe Amedeo e San Francesco da Paola, nel cuore del secondo ampliamento della città capitale, dove erano state concentrate diverse strutture di soccorso.

Lo spazio interno era suddiviso in cinque cortili con differente denominazione, collegati da passaggi coperti detti “portici oscuri”. Vi erano due sinagoghe: quella maggiore di rito italiano, affacciata sulla Corte grande, ed una di rito spagnolo, nella Corte della Vite. L’ambiente malsano e sovraffollato dovette essere ampliato dopo il 1724 quando, in seguito all’istituzione dei ghetti anche negli altri centri del Piemonte, fu trasferito a Torino il gruppo ebraico di Cuorgnè, troppo esiguo per costituire un ghetto autonomo. Fu così concesso in affitto uno stabile adiacente, compreso fra le vie San Francesco da Paola, Des  Ambrois e piazza Carlo Emanuele, sulle cui facciate è ancora leggibile la congestione degli spazi abitativi. Lì fu creata la terza sinagoga di rito tedesco.

Per molto tempo dopo l’Emancipazione (1848), alcune famiglie ebraiche continuarono a vivere nel ghetto, finché i suoi spazi non furono messi in vendita e completamente ristrutturati.


Vie Maria Vittoria / Bogino / Principe Amedeo / San Francesco da Paola / Des Ambrois / piazza Carlo Emanuele II